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Caratteristico centro Garganico, Monte Sant'Angelo a 843 metri d'altitudine, ai margini della foresta Umbra, è situato in una posizione panoramica su uno sperone meridionale del promontorio con la vista sul tavoliere e sul golfo di Manfredonia.
Da Foggia dista 54 Km, e da Manfredonia 15 Km. Una località piena di fascino sia per la spiritualità che emana sia per la storia che è scritta tra le sue mura, centro frequentatissimo nel medioevo da pellegrini e da crociati pronti a recarsi in terra Santa, tradizione rimasta nei secoli fino ai nostri giorni.
Il santuario di San Michele Arcangelo, che fu realizzato nella grotta dove tra il 490 ed il 493 avvenne l'apparizione dell'Arcangelo ad un pastore, costituì il perno attorno al quale si sviluppò l'abitato sin dal V sec.
Infatti Monte Sant’Angelo a partire dal V secolo si sviluppò in relazione al culto per l’Arcangelo Michele che apparve, secondo la tradizione, all’interno di una grotta. Il paese sorge su uno sperone nel massiccio garganico è molto caratteristico il quartiere medievale dello Junno dalle tipiche case a schiera. L’interesse della cittadina è comunque concentrato intorno al Santuario di San Michele Arcangelo, realizzato tra i secoli V e VI conserva all’interno pregevoli testimonianze artistiche.
L'abitato ha forma allungata attorno all'asse costituito dalla via Manfredi; questa si riconnette sul lato occidentale della cittadina alla statale di San Giovanni Rotondo e sul lato orientale ad una diramazione della statale Garganica.
Le Origini
Il promontorio del Gargano conobbe una notevole fortuna per la presenza, nel suo territorio, del santuario di san Michele Arcangelo. Si tratta ,senza dubbio, del piu' famoso luogo di culto micaelico dell'occidente latino, meta continua di pellegrinaggi illustri e di gente di ogni condizione sociale, provenienti anche da mete molto lontane. La tradizione ci riporta alla costruzione del santuario, ai primi anni dell'episcopato del vescovo Lorenzo Maiorano, infatti le tre apparizioni dell'arcangelo del 490, 492, 493, segnano l'arrivo del culto micaelico sul Gargano. La storia del santuario e del culto dell'angelo sul Gargano e' ricostruita prevalentemente sulla base del Liber de apparitione sancti Micaelis in monte Gargano (una operetta agiografica variamente datata tra il V e VII secolo). Essa consta di tre episodi, scanditi da altrettante apparizioni dell'angelo e detti rispettivamente del Toro, della Battaglia ,della Consacrazione della basilica.
Nel primo episodio, quello del toro, viene presentato l'impatto iniziale tra l'angelo e la montagna garganica.
In esso si narra che Gargano, un ricco pastore che e' detto aver dato il nome al monte, una sera, al rientro del suo numeroso gregge all'ovile, si accorge che manca un toro. Organizzate con i suoi servi le ricerche , lo rinviene in prossimità di una grotta e preso dall'ira gli scaglia contro una freccia avvelenata, che però, inspiegabilmente colpisce lui stesso. I sipontini, impressionati dall'episodio, chiedono il da farsi ad un non meglio precisato vescovo , il quale dispone un digiuno di tre giorni per conoscere la volontà di dio.
Alla fine del digiuno al vescovo appare l'arcangelo Michele il quale dichiara che l'episodio misterioso era stato voluto da lui, per dimostrare di essere ipsus loci inspector atque custos.
Nel secondo episodio,secondo la tradizione nel 492, si narra di una battaglia che Bizantini (Napoletani) mossero contro Sipontini e Beneventani (Longobardi). I Sipontini assediati chiesero, una tregua di tre giorni.
Allo scadere del termine della tregua l'Arcangelo apparve nuovamente e preannuncio' la vittoria sui pagani Bizantini. L'episodio traduce in forma leggendaria una realta'; storica. Verso la meta' del VII secolo si giunse allo scontro tra Bizantini e Longobardi : i primi attaccarono il santuario garganico , in difesa del quale accorse Grimoaldo I, duca di Benevento(647-671). Dopo la vittoria sui Bizantini il vescovo era deciso ad consacrare la grotta, in questa occasione l'arcangelo Michele apparve per annunciare che la grotta era stata consacrata da lui stesso.
La Basilica di San Michele
L'atrio della Basilica e' delimitato da un colonnato e, sulla destra, l'imponente Campanile ottagonale fatto costruire da Federico II come torre di avvistamento , e su commissione di Carlo I d'Angio' trasformato in Campanile. Modellato secondo lo schema e le propozioni di Castel del Monte,fu terminato nel 1274. Dall'atrio superiore si accede alla scalinata che conduce fino al portale romanico chiamato PORTA DEL TORO(SEC VII). L'ingresso alla Grotta e' protetto da porte in bronzo donate dal nobile amalfitano Pantaleone III, il quale le fece realizzare a Costantinopoli nel 1076. I due battenti sono suddivisi in 24 pannelli che raffigurano episodi angelici tratti dal Vecchio e Nuovo Testamento. La navata in stile gotico, che gli angioini vollero sorretta da tre costoloni con tre campanate e volte a crociera, introduce nella Grotta. A sinistra troviamo il settecentesco Coro del Capitolo, la Cappella delle Relique, ove si venera la croce di Federico II del XIII secolo , in filigrana d'argento e cristallo, che custodiva un pezzetto della Santa Croce trafugata nel 1600. Addossato alla parete rocciosa,a destra dell'ingresso, l'altare del XII sec. deicato a San Francesco D'Assisi, pellegrino alla Basilica nel 1276. Sulla destra della navata si apre la Sacra Grotta : in fondo, l'Arcangelo del Sansovino del 1507.
Nel museo sito all'interno del santuario sono presenti alcuni reperti di frammenti scultorei rinvenuti dagli scavi e dalle varie campagne di restauri effettuati nella basilica di san Michele, altri reperti provengono dalla vicina Abbazia di Santa Maria di Pulsano.
Di particolare interesse i resti dell'ambone (1041), scolpito dall'arcidiacono Acceptus (il più antico scultore romanico pugliese di cui si conosca il nome, a lui è stato attribuito anche il leggio e l'ambone della Cattedrale di Canosa di Puglia), composto dal leggio, dall'aquila e dai capitelli.
Gastronomia Tipica
La palma d'oro della cultura culinaria di Monte Sant'Angelo è sicuramente da attribuire al mitico PANE DI MONTE famoso in tutta Italia, oltre che per la sua bontà e per le sue dimensioni epiche, la pagnotta può pesare fino a 6/7kg e un diametro di 70/80cm, per la sua durata che lo rende mangiabile anche a 8/9 giorni dalla sfornata (i montanari che lavorano fuori paese viaggiano sempre con l'immancabile scorta di 'Panett d' pen' che tagliate a quarti vengono poi congelate e consumate a mesi di distanza).
L'olio extravergine di oliva, noto anche come OLIO DI MACCHIA (Piccola Frazione a valle della città, coltivata esclusivamente ad olivi e mandorli), completa il binomio mediterraneo di Monte Sant'Angelo.
Dai sani pascoli del Parco nazionale del Gargano hanno origine i formaggi come caprini, ovini e vaccini sui quali spicca il CACIOCAVALLO PODOLICO, davvero assolutamente unico.
Aria buona, farina, olio di macchia e finocchietto selvatico sono gli ingredienti degli SCALDATELLI, taralli salati con forma caratteristica che si accompagnano splendidamente a vino e birra.
Passando al versante dolce, non si possono non citare LE OSTIE RIPIENE (ostie chien) tipico dolce secco a base di mandorle e miele, I POPERATI con miele, cacao e cannella (tipici del periodo di carnevale), I CALZONCELLI a base di farina di castagne, miele e cacao avvolti in una sottile sfoglia dolce divenuta croccante dopo il passaggio in olio bollente.